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Burning Man, arte e sopravvivenza nel deserto del Nevada

Per un post, dimentichiamo l’America della frenesia e della tecnologia, accantoniamo le immagini di grattacieli e taxi gialli, di festival e di fuochi d’artificio e concentriamo la nostra attenzione su quella parte degli States più solitaria, ma non certo immaginaria.

Quelle distese immense del deserto del Nevada che, forse, sono lo scenario più simile a quello che i primi colonizzatori videro quando sbarcarono qui: sconfinati terreni, senza traccia umana. Un mondo nuovo, ricco di futuro, una sfida alla conquista e alla sopravvivenza.

Sopravvivenza, ma anche arte e musica sono le linee guida di un evento che sembra uscito da un film sperimentale e che, invece, qui, nel deserto del Nevada (e in particolare a Black Rock Desert) è diventato un appuntamento annuale.

Non pensiamo a un evento tradizionalmente inteso, bensì a un esperimento, un progetto: praticamente nel e dal nulla, viene costruita una città (Black Rock City) nella quale abiteranno artisti chiamati a esprimersi con opere d’arte e installazioni secondo quanto il loro estro gli suggerirà.

La città, al termine del festival (dura una settimana), scomparirà insieme ai suoi abitanti (che torneranno alla loro quotidiana routine), alle opere e a The Man, l’uomo ligneo posto al centro della città che, dopo aver ispirato e vegliato sui partecipanti (burners, come si fanno chiamare), viene bruciato nell’ultima sera. E proprio questa gigantesca statua da’ il nome al festival, Burning Man.

Burning Man
Al termine della settimana, il Burning Man viene dato alle fiamme

Inaugurato nel 1991, Burning Man si tiene nella settimana di Labour Day (nel 2014, dal 25 agosto al 1° settembre): siamo in agosto, le condizioni climatiche sono durissime (le temperature sfidano l’umana sopportazione e incombe la minaccia di tempeste di sabbia), ma non più tenere di quelle imposte dalla città.

Assolutamente non secondarie, infatti, sono le norme ferree che regolano la vita della città: Burning Man non è solo un ritrovo di artisti e creativi, ma una vera e propria società governata da una serie di principi. Fra questi c’è il divieto di commercio (salvo per il caffè e il ghiaccio) e, se si ha bisogno di qualcosa, due sono le alternative: o si ricorre al baratto o si spera nel buon cuore di qualcuno, in particolare dei vicini che si rivelano anche qui indispensabili in caso di necessità.

A Black Rock City c’è anche il piano regolatore, disegnato con griglie per terra dagli organizzatori: il suo sviluppo è a tre quarti di cerchio attorno a The Man, mentre l’ultimo quarto è riservato alle esposizione di opere d’arte. In ogni edizione c’è un tema da rispettare, quest’anno gli artisti saranno ispirati dalle carovane, tanto care ai racconti di Marco Polo e della tradizione della via delle Indie.

Il culmine della settimana è il sabato sera quando The Man viene arso, nell’ultima sera prima della partenza: la domenica gli oltre 50.000 partecipanti tornano alle loro vite e della città non rimane traccia. Black Rock City, come è comparsa, svanisce… nel nulla, riportando Black Rock Desert a un punto indeterminato del Nevada, la cui località più vicina è Reno, a più di 3 ore e mezza in auto da San Francisco.

Partecipare a Burning Man può sicuramente definirsi un’esperienza estrema di sopravvivenza a condizioni impensabili (oltre al clima, pensiamo alla mancanza di strutture, quali generatori di corrente che ognuno deve portarsi da casa), in cui ogni vero artista deve poter creare qualcosa di unico e creativo. Ma è anche una lezione di vita, una misura dei propri limiti e una scoperta della straordinaria natura attorno a noi; come narrano i partecipanti, le immagini vivide di quest’esperienza continuano a balenare nella mente per molto tempo… e come non credergli?

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