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Cosa bere negli Stati Uniti: cocktail, caffè e non solo

Nel corso del vostro viaggio negli Stati Uniti avrete l’opportunità di bere in uno dei tanti pub o bar locali che vi offrono vini, birre, whiskey e bourbon di grande pregio.

Chi poi desidera sbizzarrirsi con qualcosa di più particolare e raffinato, può puntare sui famosi cocktail americani.

Se non gradite l’alcool però non dovete temere, poiché si possono comunque incontrare una valanga di bibite gassate, frullati e caffè. Ma quali sono le migliori bevande alcoliche ed analcoliche che vi capiterà di assaggiare durante la vostra vacanza a stelle e strisce?

Bevande alcoliche

Prima di addentrarci nel variegato mondo delle bevande americane a base di alcool, è utile specificare che in America l’età minima per poter bere alcolici è 21 anni. Sembra un paradosso, visto che a 16 anni si prende la patente e a 18 anni si ha diritto al voto.

Fino agli inizi del XX secolo negli Stati Uniti quasi tutti bevevano, inclusi ragazzini e bambini. Con l’avvento del proibizionismo negli Anni Venti, il consumo di alcool si abbassa drasticamente e si decide di porre dei limiti per tenere lontani i più giovani. Il governo impone quindi i 18 anni come età per bere ed acquistare i prodotti alcolici.

Nonostante ciò, nei decenni successivi si assiste ad un drammatico incremento degli incidenti stradali che hanno per vittime gli adolescenti.

Per tale motivo, nel 1984 il National Minimum Age Drinking Act innalza l’età per bere a 21 anni in tutti i 50 Stati federali. Ecco le più diffuse ed apprezzate bevande alcoliche negli Stati Uniti.

Birra

Chi non vuole rinunciare ad una buona birra non avrà alcuna difficoltà ad acquistarne una nei supermarket oppure nei bar. Per gli americani la birra non è solo una bevanda, ma una vera e propria forma di socializzazione e convivialità, alla pari del barbecue o del baseball.

Sul territorio statunitense si stimano oltre 7.000 birrifici industriali ed artigianali. Chi vuole andare sul sicuro può prendere una delle mitiche birre della grande industria locale come Budweiser, Coors, Blue Monn, Miller o Anchor Liberty.

Queste si caratterizzano essenzialmente per il loro gusto piuttosto leggero e la bassa gradazione alcolica che non sempre soddisfa gli stranieri più esigenti.

Negli ultimi anni però stanno prendendo piede anche i microbirrifici che propongono delle birre artigianali di eccellente qualità. L’epicentro di questa tipologia di birra si concentra soprattutto nell’area del Pacific Northwest, cioè tra l’Oregon e lo Stato di Washington.

Nella maggior parte dei ristoranti e dei pub delle principali metropoli si organizzano serate dedicate a degustazioni di birra artigianale con sommelier qualificati che vi suggeriranno i giusti abbinamenti con il cibo.

Vino

Chardonnay, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Zinfandel sono alcuni dei più rinomati vini che compongono la produzione vinicola americana. Negli ultimi 30 anni si sono affermati anche a livello internazionale, tanto da rivaleggiare con le etichette italiane e francesi.

Molte delle aziende statunitensi hanno ricevuto importanti riconoscimenti ed oggi gli Stati Uniti sono il quarto produttore di vino a livello mondiale. In particolare, fanno da apripista i magnifici vini della California che costituiscono il 90% dell’intera produzione nazionale.

La Wine Country della California del nord è il posto ideale per la coltivazione dei vigneti, presenti soprattutto nella contea di Sonoma e nella Napa Valley, dove risiedono oltre 300 aziende vinicole. Tra le cantine di maggior rilievo si possono citare Robert Mondavi, Castello di Amorosa, Mayacamas e V. Sattui.

Oltre alla California, ci sono altre regioni note per la viticoltura che attirano nuovi turisti ogni anno. Per esempio, si producono Riesling e Pinot Nero nella Hill Country in Texas o nella Willamette Valley in Oregon. Non da meno sono i vini dei Finger Lakes e dell’Hudson Valley nello Stato di New York.

Whiskey e bourbon

Whiskey e bourbon sono senza dubbio i due superalcolici più amati ed esportati dagli Stati Uniti. Come composizione degli ingredienti e distillazione le due bevande si assomigliano, ma la differenza principale è che prima di essere messo ad invecchiare nei barili di rovere, il whiskey viene filtrato tramite uno strato di carbone di acero del Tennessee.

È proprio nella distilleria della città di Lynchburg che nel 1866 nasce il famigerato Jack Daniels, il whiskey più diffuso al mondo.

Lo stabilimento oggi permette ai visitatori di fare dei tour guidati di un’ora, durante i quali potrete apprezzarne il gusto e l’aroma intenso.

Per quanto riguarda invece il bourbon, il suo nome è legato al Kentucky. Prodotto per la prima volta nel 1789 nella Bourbon Country, attualmente la maggior parte del bourbon americano viene distillato nel Bluegrass State, soprannome del Kentucky, unico Stato a poter imprimere il proprio nome sulle etichette.

Per avere un bourbon di qualità deve essere invecchiato in botti di quercia per almeno 2 anni e deve contenere minimo il 51% di mais. Gli amanti del bourbon troveranno parecchie distillerie non solo in Kentucky, ma anche in Georgia, Illinois, California, Indiana e Pennsylvania.

Cocktail

Negli Stati Uniti i cocktail sono ormai un must irrinunciabile e nella maggior parte dei casi hanno proprio origine americana. La popolazione locale è abituata a fare la fila per entrare nei cocktail bar più rinomati e c’è chi spende fino a 15-20 dollari per un singolo drink.

Tra i più importanti cocktail di provenienza statunitense ci sono:

  • Cosmopolitan: vodka, cointreau, lime, succo di mirtillo;
  • Old Fashioned: bourbon, zucchero, angostura bitter, scorza d’arancia;
  • Martini Dry: gin, vermouth dry;
  • Vodka Martini: vodka, vermouth dry;
  • Manhattan: rye whiskey, vermouth rosso;
  • Long Island Iced Tea: vodka, tequila, rum bianco, gin, triple sec, succo di limone, cola.

È bene dire che i cocktail americani si distinguono essenzialmente in long drink e short drink, i quali a loro volta si suddividono in pre-dinner, after dinner ed anytime.

La base è composta da un distillato che darà al drink la consistenza alcolica. A questa si aggiunge l’ingrediente aromatizzante rappresentato da un liquore ed infine un ingrediente colorante come i succhi di frutta, creme e sciroppi.

Bevande analcoliche

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Negli Stati Uniti non ci sono soltanto bevande alcoliche. Infatti, chi è astemio o non ama l’alcool troverà moltissimi tipi di bibite gassate nei gusti più disparati.

Così come non mancano frullati, frappè e un’ampia scelta di caffè in tantissime varianti e combinazioni di gusto. Vediamo alcune delle possibilità per chi vuole bere qualcosa di rinfrescante e più goloso.

Bibite gassate

La nascita della prima bevanda gassata si deve ad un inglese che nel XVIII secolo ha capito come sciogliere l’anidride carbonica nell’acqua per renderla frizzante.

In realtà, la cultura dei soft-drink nasce proprio in America e da allora non c’è serie tv o film nel quale non compare qualcuno con una lattina in mano.

Nonostante le varie campagne di sensibilizzazione che invitano ad uno stile di vita sano, i soft-drink sono ancora oggi un simbolo di aggregazione.

Arrivati negli Stati Uniti, avrete una gamma pressocché infinita tra cui scegliere. La più famosa è senza dubbio la cara vecchia Coca Cola, nata nel 1896 da un farmacista che voleva curare il mal di denti.

La sua ricetta è ancora un segreto ed oltre alle linee Zero e Diet, molto amata è anche quella alla vaniglia, difficile da reperire in Italia.

La Coca Cola però non è la prima bibita gassata prodotta negli Stati Uniti, in quanto è stata preceduta dalla Dr. Pepper.

Prodotta originariamente in Texas, la provenienza del suo nome è ancora sconosciuta. La formulazione è segreta, ma sembra che ci siano ben 23 ingredienti, tra aromi naturali e artificiali. I gusti principali sono Dr. Pepper Cherry, Dr. Pepper Cream Soda e Dr. Pepper Cherry Vanilla.

Altro marchio storico e acerrima rivale della Coca Cola è la Pepsi, nata dall’idea di un farmacista del North Carolina nel 1893. Il nome proviene da una campagna pubblicitaria che rimarcava di effetti benefici contro la dispepsia, ovvero l’indigestione. Tra le varianti di gusto ci sono la Pepsi Wild Cherry e la Pepsi Vanilla.

Mito delle bibite gassate made in USA è anche la 7up, la cui formula è cambiata nei decenni. Appare in commercio nel 1929 e contiene essenzialmente anidride carbonica arricchita con aromi di limone e lime che le danno un buon potere digestivo.

Come non ricordare poi la celebre Fanta, chiamata così dalla parola tedesca Fantasie, cioè immaginazione. Sembra infatti che la bevanda sia stata creata in uno stabilimento della Coca Cola in Germania.

Per finire, nei supermercati potrete trovare la Big Red Soda, originaria del Texas e riconoscibile per il suo colore rosso acceso. È uno dei soft-drink più venduti ed al suo interno ci sono aromi naturali di limone, arancio e vaniglia.

Milkshake

Di tutt’altro genere è il cosiddetto milkshake. Si tratta di un classico frullato fatto con latte o gelato ed è facilmente riconoscibile per i grandi bicchieroni di vetro nel quale viene servito nei diner e nei caffè americani.

È una specialitàmolto nutriente e golosa ed è adatta a grandi e piccini. La sua prima apparizione risale al XVIII secolo, quando veniva proposta come uno zabaione alcolico freddo.

Negli anni il milkshake ha subito varie modifiche nella ricetta, arricchita con decorazioni e topping diversi. Ci sono versioni nei gusti fragola, menta o cioccolato e il suo sapore fresco lo rende perfetto per la merenda, la colazione o per passeggiare in strada.

Di solito viene proposto in alti bicchieri di vetro e per berlo vi sarà data una cannuccia. In cima il milkshake è decorato con una ciliegina candita oppure con scaglie di cioccolato fondente, granella di nocciole o confettini colorati. Come guarnizione extra a volte viene messo dello sciroppo al cioccolato o della panna montata.

Caffè

Chi ha la fortuna di visitare gli Stati Uniti non può non provare il caffè americano o una delle tante varietà presenti nei coffee-bar. Al pari degli italiani, anche per gli americani il caffè è un rito al quale è difficile rinunciare.

In giro per le strade o seduti al tavolo, dimenticate tazzine, piattini e cucchiaini. A New York e in ogni altra cittadina il caffè si beve rigorosamente in bicchieri di carta monouso in misure small, medium e large.

Per mescolare non vi sarà dato un cucchiaino, ma piuttosto una palettina di legno o plastica, mentre il bicchiere è fornito di un coperchio con una fessura o linguetta.

Se però in Italia il caffè è un momento di pausa da vivere al bar o in casa, qui è una bevanda da consumare camminando, quando si va al lavoro o ad un appuntamento. Da questa abitudine deriva l’esigenza di avere dei bicchieri resistenti, adatti al trasporto e con dei coperchi che ne preservano l’aroma.

Il tipico caffè americano è una variante allungata, o meglio filtrata. Per prepararlo esiste un’apposita macchina con filtro, nella quale va inserito il caffè macinato. Ovviamente il gusto è molto più leggero in confronto all’espresso italiano e di conseguenza potrete berne quantità maggiori senza problemi.

Presso i coffee-bar si possono ordinare una ricca selezione di caffè per tutti i gusti. Negli Starbucks e nelle altre caffetterie incontrerete classici intramontabili quali cappuccino, latte (il nostro caffelatte), mocha, espresso, iced coffee, drip coffee e red eye.

A dirla tutta, la lista è molto più lunga, poiché ogni azienda ha sviluppato delle proposte speciali che prevedono l’aggiunta di ingredienti come panna, vaniglia, nocciola, caramello, cacao e molto altro ancora.