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Musica Hip Hop e Rap negli USA: storia e cultura del genere

Aprile 19, 2024 /

L‘hip hop rappresenta l’espressione più diffusa della comunità afro-americana negli ultimi decenni. Nasce all’inizio degli anni ’70 nel Bronx di New York per dilagare nel resto del mondo in brevissimo tempo, con la conquista anche del mercato discografico, cinematografico, editoriale e dell’abbigliamento entrando di diritto fra i generi più influenti della musica americana.

L’hip hop si basa su quattro discipline principali: Il rap, l’arte della manipolazione del giradischi, detta turntablism, il b-boying (conosciuto anche come breakdance), ed infine l’ arte delle bombolette, la graffiti art.

Autori di spoken word come Gill Scott-Heron e i Last Poet, insieme ad altri artisti degli anni ’60, sono da considerarsi come antesignani dei rapper di oggi: per il modo di scandire i testi, per le tecniche vocali e per i messaggi sociali contenuti nella loro arte.

Grande influenza nell’ hip hop ha avuto anche il maestro del soul, James Brown, come testimoniano i numerosi campionamenti delle sue canzoni nel primo hip hop, e in parte c’è stato anche l’influsso del Reggae, soprattutto grazie all’attività del giamaicano Kool DJ Herc, vocalist pioniere di primi anni ’70.

La storia afro-americana ha avuto un impatto decisivo sullo sviluppo di questo genere. La deportazione e il colonialismo prima, e la vita del ghetto e il conflitto raziale poi, hanno formato infatti il nucleo tematico della cultura hip hop. Inoltre, ci sono diversi elementi della cultura africana e popolare in generale che l’hip hop trasfigura. La figura del rapper rifunzionalizza il ruolo del menestrello che canta le gesta dei re e degli eroi popolari. Allo stesso modo, le movenze e acrobazie dei ballerini hip hop accolgono l’immaginario dei riti di iniziazione dei giovani chiamati a diventare adulti nei villaggi. Il ritmo tribale, infine, è evocato dal suono ossessionante della batteria elettronica.

I produttori del genere hip hop compongono le basi per i rapper con una metodologia particolare, praticando cioè un lavoro di taglio e cucito (campionamento), montando assieme e facendo coesistere, alternando e sovrapponendo pezzi di brani tratti dal soul, dal jazz, dal rock e spesso anche dalla musica lirica.

Queste tecniche hanno influito profondamente sull’identità del pop, oggi impensabile senza il contributo del rap e dell’hip hop. Le pratiche di campionamento e produzione musicale a buon mercato, inoltre, hanno permesso l’esplodere dell’house e della techno come generi “di basso livello” tecnico-realizzativo. Questi generi sono accomunati infatti dall’esistenza di due filoni produttivi: uno legato alle case discografiche e uno più improntato all’autoproduzione (Do It Yourself).

Non si potrebbe spiegare la nascita delle scene trip hop e drum’n’bass, che dall’Inghilterra si sono allargate al resto del pianeta, senza il lungo apprendistato che i maggiori esponenti di questi fenomeni hanno consumato nelle file di turntablist, rapper, breakdancer e graffitari.

I bassi costi delle apparecchiature per fare musica fanno sì che molte case si trasformino in piccoli centri di produzione sonora e musicale. Sul finire degli anni ’60, le scritte di protesta sui muri si evolvono in firme personalizzate e in seguito in opere d’arte, i parchi cominciano ad essere dei ritrovi dove i DJ adottano nuove tecniche nell’uso dei mixer e dei giradischi, parallelamente i ballerini creano la breakdance modificando i movimenti del boogie e aggiungendovi nuove acrobazie. Contemporaneamente gli MC, letteralmente “maestri di cerimonia”, movimentano il pubblico come vocalist e pongono le basi per lo sviluppo del rap.

Lo sviluppo del movimento

storia della musica rap

Possiamo dire che il periodo che va dal 1969 al 1979 appartiene al circuito della storia orale del genere, e a testimonianza di ciò vi è il fatto che Kool DJ Herc, progenitore della stirpe dei DJ hip hop, non ha lasciato nessuna testimonianza discografica del suo lavoro fino al 2019, con l’album: “Last of the Classic Beats” (feat Mr. Green).

Se la nascita della Universal Zulu Nation, fondata da Afrika Bambaataa nel 1974, offre al movimento nascente la prima “casa comune” afrocentrica e fortemente identitaria, è l’arrivo del rap sul mercato discografico a segnare, nel settembre 1979, l’atto di nascita ufficiale dell’hip hop, il primo riferimento sicuro per la storiografia di questa cultura.

Tra il 1982 e il 1984 l’hip hop cresce e diventa maturo, e all’intrattenimento si aggiunge anche la denuncia sociale. Canzoni come “The Message” dei Grandmaster Flash And The Furious Five e album come quello d’esordio dei Run-D.M.C. dimostrano chiaramente di avere suoni e temi in grado di competere con prodotti rock anche di alto livello.

È sempre in questo periodo che la cultura hip hop si affaccia anche sul mercato cinematografico: ne sono un esempio pellicole come “Wild Style” e “Flashdance“. In questo periodo nascono anche nuove case discografiche specializzate nel genere come la Def Jam, la Tommy Boy, la Priority e la Sleeping Bag, distribuite a loro volta da case discografiche maggiori, facendo sì che i prodotti venissero esportati in tutti gli stati dell’Unione.

La vecchia scuola del rap offre anche la possibilità di dare visibilità dell’hip hop al di fuori degli Stati Uniti. Nel 1983 la Technics introduce il nuovo piatto SL-1200 MK2, uno strumento diventato importantissimo per i DJ, per via della sua precisione e affidabilità.

Tra il 1985 e il 1987 l’hip hop consolida la sua posizione nel business dell’intrattenimento, ampliando ed arricchendo la musica degli esordi con grandi dosi di Rhythm and Blues e di Funk, e dando vita a correnti nazionali in tutto il mondo.

Gli ostacoli

Nel marzo del 1987 in cima alla classifica pop americana arriva il primo gruppo rap, un trio di bianchi, i Beastie Boys, tutto ciò dopo che i Run-D.M.C. avevano già conquistato la copertina di “Rolling Stone“. L’hip hop diventa ormai una miniera d’oro, ma cominciano anche a rendersi evidenti alcune ombre: la violenza infatti comincia a dilagare nei raduni, nei concerti e nella vita privata dei protagonisti e rappresentanti di tale cultura.

Inoltre, L’utilizzo della musica altrui per realizzare le basi comincia a generare scontento e pesanti reazioni da parte di chi ne detiene i diritti. Gli avvocati di James Brown e Bobby Byrd nel 1987 attaccano il duo Eric B. & Rakim, colpevoli di aver utilizzato la loro musica per un loro brano di successo: “Paid In Full“.

Lo scontro si concluderà con la sconfitta legale dell’hip hop. Tutti gli autori delle basi di questo genere, da quel momento in poi, si vedranno costretti a dover dichiarare i brani campionati e a pagarne i diritti per l’utilizzo. La sconfitta non durerà però a lungo, ben presto infatti la grande quantità di dischi venduti permetterà tranquillamente non solo il pagamento di tutti i diritti e la remunerazione di qualsiasi collaborazione, ma comporterà anche una rivincita morale derivante dalla dimostrazione che, grazie ai campionamenti dell’hip hop, artisti caduti nel dimenticatoio possono riacquistare credito presso le nuove generazioni.

Purtroppo, la violenza nell’ambiente hip hop e nella società americana in generare continua a restare alta, a causa anche del disagio sociale e alla pubblica circolazione di armi da fuoco. A fine anni ’80, il movimento hip hop appare diviso: da una parte una nuova generazione di artisti con base a Los Angeles (West Coast), dove prevalgono le istanze nichiliste e gli scenari di guerriglia urbana dei N.W.A., dall’altra una fazione opposta, con base a New York (East Coast), dove il messaggio di pace e di ricerca delle radice afroamericane è tenuto vivo da collettivi come Native Tongues e Boogie Down Productions.

Con l’uscita dell’album d’esordio dei N.W.A. e la canzone “Fuck tha Police“, che riflette lo stato della vita nei quartieri a maggioranza afro-americana, si va a creare un crescendo di scontri fra rap e autorità, ai quali seguiranno interventi diretti dell’FBI. Il 4 marzo 1981 in televisione vengono proiettate le immagini del pestaggio di un automobilista nero da parte della polizia e, quando un anno dopo le forze dell’ordine verranno assolte, a Los Angeles si scatenerà una vera e propria guerriglia in cui moriranno 58 persone.

A causa dei loro testi, artisti come Ice Cube e Ice-T vennero indicati dalla stampa come artefici dell’ondata di odio. Questa situazione non fu affrontata tramite interventi per ridurre il disagio sociale, ma al contrario tramite censure, campagne denigratorie, distribuzioni negate, ottenendo come reazione il diffondersi del genere “Gangsta-rap“, ossia hip hop dai toni cantilenanti e dai contenuti legati alla vita dei gangster, di cui saranno i maggiori rappresentanti Snoop Dogg, Coolio, Notorius B.I.G., Puff Daddy, Tupac Shakur e Dr. Dre.

Ben presto si passerà dagli scontri agli omicidi: e tra il 1996 e il 1997 Tupac e Notorius B.I.G. vengono uccisi dai clan rivali. Contemporaneamente, avviene un condizionamento musicale dal movimento della Nation of Islam, con a capo Louis Farrakhan, che investe molti settori della scena.

Il 16 Ottobre 1995 si tenne la “Million Man March” promossa da Farrakhan a Washington, che riverberò nei testi centinaia di dischi, interviste e dichiarazioni dei clan di entrambi le coste, avvicinando ancor di più l’hip hop all’Islam.

Alla fine degli anni ’90, l’hip hop ha ormai imperi propri, come quelli dei Fugees e del Wu-Tang Clan; il rap domina le classifiche con i prodotti più disparati, dalle dolci e pacate rime di Lauryn Hill al neo-gangsta di Master P. Nel periodo che va dal 1997 al 1998 i primi posti delle classifiche americane sono per lo più detenuti da dischi rap.

Una funzione sociale

L’hip hop dilaga definitivamente nel mondo, generando scuole nazionali che ne rispettano la grammatica senza rinunciare alle particolari inflessioni locali, anche italiane. Spesso l’hip hop diventa un mezzo per praticare interventi educativi, promossi anche dagli enti pubblici, nei confronti dei ragazzi delle periferie, stimolando le persone a interrogarsi sulle proprie radici e sulla propria cultura.

Negli anni ’90 la “old school” ritorna quindi in voga, vecchi protagonisti tornano alla ribalta, vengono ristampati brani storici, rielaborati da DJ e gruppi delle scene big beat trip hop. Conseguenza di tutto ciò è anche una nuova fioritura della breakdance e della graffiti art.

A cavallo del millennio molti artisti hip hop diventano attori e protagonisti di spot sociali contro la violenza e l’AIDS, altri vanno in prigione per reati di diverso genere, c’è chi scrive libri e chi muore negli scontri fra bande rivali. Per questi motivi i protagonisti dell’hip hop non godono dei medesimi privilegi delle altre star del mondo dei media: la provenienza da realtà sociali lacerate pesa sulla loro figura pubblica. D’altronde, per questi artisti rinnegare le proprie origini, la storia e la formazione personale significa cancellare la fonte primaria di ispirazione e distruggere la propria credibilità.

Tra i musicisti più conosciuti nella storia dell’hip hop, considerando i tempi più recenti, non possiamo non citare Eminem, MC Hammer che con la hit “U Can’t Touch This” ha avuto un grande successo negli anni ’90, Jay-Z, Will.i.am e 50 Cent, scoperto e portato al successo dallo stesso Eminem.

Quest’ultimo è considerato una delle figure più popolari nel mondo dell’hip hop negli anni 2000: non a caso il suo successo lo ha condotto, nel 2013, a ottenere il premio Global Icon durante gli MTV Europe Music Awards, quarto vincitore dopo i Queen, Bon Jovi e Whitney Houston. Tra i suoi più grandi successi, con cui ha vinto vari dischi di diamante, ricordiamo “Not Afraid“, “Love The Way You Lie” e “Lose Yourself“: proprio con quest’ultima canzone ha ottenuto il primo riconoscimento per il mondo dell’hip hop agli Oscar, nel 2003.

Insieme a Tupac è l’unico rapper ad avere più di un album riconosciuto come disco di diamante.

Differenza fra rap e hip hop

La differenza fra hip hop e rap sta innanzitutto nel tipo di “oggetto” di cui si parla. Il rap è principalmente uno stile vocale, mentre l’hip hop è una sottocultura che ha nel tempo incorporato il rap fra gli elementi della sua musica, ma che non si può restringere a un genere musicale.

Il rap, come accennato, nasce dalla commistione fra le figure sciamaniche tipiche della cultura dell’animismo africano (da qui il nome di MC per indicare il rapper: maestro di cerimonia), la cultura della spoken word e lo stile vocale dei vocalist che animavano i party hip hop del Bronx.

Infatti, nonostante l’hip hop abbia incorporato presto il rap nei suoi elementi musicali principali, questo stile vocale si è poi legato anche a generi molto distanti da quella cultura, come il rap metal, il jazz rap o il rapcore.

Allo stesso modo, gli elementi dei graffiti, della breakdance e del DJing non hanno seguito il rap nelle sue numerose ibridazioni, e così si può dire dei contenuti testuali relativi alla condizione afro-americana, vero cuore pulsante della cultura hip hop.

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Chiudiamo questa breve presentazione della cultura hip hop con una lista di dieci album che, organizzati in ordine cronologico, possono mostrare come questa (insieme al rap) si sia evoluta dagli anni ’70 a oggi:

  1. Rapper’s Delight” (1979) – The Sugarhill Gang: questo album ritrae molto bene le atmosfere del primo hip hop, il clima da festa pubblica, il ruolo dei vocalist. Un vero e proprio album “delle origini”.
  2. Kurtis Blow” (1980) – Kurtis Blow: Blow è stato fra i primi rapper a firmare per un’etichetta importante, la Mercury. Questo ha inaugurato l’epoca dei grandi risultati commerciali dell’hip hop.
  3. Run-D.M.C.” (1984) – Run-D.M.C.: L’avvento dei Run-D.M.C ha rappresentato la nascita dell’hip hop new school, caratterizzato da una maggiore ricercatezza musicale, insieme all’interesse per il funk e il rock.
  4. Paid in Full” (1987) – Eric B. & Rakim: album che segna un incremento del livello delle forme e dei contenuti impiegati nelle lyrics (testi) dei rapper hip hop e, allo stesso tempo, apre l’”epoca d’oro” del genere.
  5. Straight Outta Compton” (1988) – N.W.A.: con questo album ha inizio la storia del gangsta rap, che ha portato la violenza linguistica e contenutistica della “ghetto lifestyle” nel cuore dei testi.
  6. O.G. Original Gangster” (1991) – Ice-T: veterano dell’hip hop californiano, Ice-T probabilmente raggiunge la piena maturità artistica proprio con questo album.
  7. Jazzmatazz, Vol. 1” (1993) – Guru: è uno dei primi esperimenti di collaborazione tra rapper e musicisti jazz di spessore. Guru ha ospitato nel disco artisti quali Lonnie Liston Smith, Donald Byrd e Ronny Jordan.
  8. The Infamous…” (1995) – Mobb Deep: questo album può dare l’idea di dove potesse spingersi la crudezza del gangsta rap. Storie di ragazzi di strada su beat ruvidi e lo-fi che saranno un punto di riferimento per le generazioni successive.
  9. The Blueprint” (2001) – Jay-Z: Si tratta di un classico del rap moderno e ha consolidato il successo Jay-Z. È noto per la qualità della produzione musicale e per lo spessore delle liriche.
  10. Recovery” (2010) – Eminem: si tratta di uno dei più ammirati album dell’artista, anche perché contiene singoli di enorme successo, quali “Not Afraid” e “No Love”.

Bonus: “SXM” (1994) – Sangue Misto: considerate questo punto come un’extra. In una lista in italiano, infatti, è obbligatorio includere almeno un classico del rap nostrano. L’uscita di “SXM” ha cambiato la concezione del rap in Italia, sia per le basi sia per la lingua utilizzati. Purtroppo, il trio che lo ha prodotto si è sciolto non molto dopo l’uscita.


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