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Boston Tea Party: storia e riassunto in italiano

Boston Tea Party è il nome con cui la storia ricorda l’azione compiuta il 16 dicembre 1773 nel porto di Boston da un gruppo di coloni americani che, in parte travestiti da indiani mohawk per camuffare la loro identità, si introdussero in tre navi provenienti dall’Inghilterra e ne gettarono in mare il carico: una partita di tè del valore allora notevole di 18.000 sterline.

Cosa fu il Boston Tea Party

Andiamo quindi a scoprire come si arrivò a questo evento e quali furono le conseguenze per la storia americana.

Le cause del Boston Tea Party

Quello che senza conoscerne il retroterra potrebbe apparire come un gesto di ribellione gratuita, fu in realtà il risultato di un’escalation di tensioni fra le colonie americane e l’Inghilterra dovuta soprattutto alla politica di fiscale aggressiva e monopolistica adottata dalla seconda nei confronti delle prime.

L’evento, come vedremo nel dettaglio, ebbe una risonanza tale da diventare il simbolo del malcontento americano nei confronti degli Inglesi, e, di conseguenza, accelerò notevolmente il processo di formazione di un fronte comune fra le allora 13 colonie, primo presupposto per l’avvio della Rivoluzione Americana (1775-1783).

le politiche a cui si è accennato riguardavano anche il commercio del tè, merce che veniva importata dalla Cina e poi venduta in Inghilterra a dei commercianti incaricati di farla arrivare alle colonie americane. Il tè, nel corso XVII secolo, era diventato molto popolare nel vecchio continente, e ben presto questo entusiasmo per la bevanda eccitante contagiò anche le colonie americane.

Già dal 1721, queste erano obbligate per legge a comprare il tè esclusivamente dai commercianti designati dalla Compagnia delle Indie, ma, dato che il tè commerciato dall’Olanda costava molto meno, nelle colonie il contrabbando olandese prosperava, facendo perdere ogni anno ingenti quantità di denaro alla Compagnia e, di conseguenza, all’Inghilterra.

La situazione per i coloni peggiorò con la fine della guerra franco-indiana (1754-1763) che, per quanto vinta dagli inglesi, gravò pesantemente sul bilancio dello stato. Per questo il parlamento inglese decise di implementare nuove tassazioni sulle colonie, nel tentativo di recuperare liquidità.

Con l’emanazione del Townshend Revenue Act del 1767 (un nuovo pacchetto di tasse) crebbe ancora di più il malcontento già serpeggiante nelle colonie, che si vedevano tassate senza però avere la possibilità di essere rappresentate in Parlamento. Non a caso, no taxation without representation diventerà uno degli slogan più famosi della Rivoluzione Americana. Gli attivisti anti-inglesi, soprattutto a New York e Philadelphia, reagirono smettendo di importare o bere tè, o promuovendo le coltivazioni di varietà locali (labrador tea).

Per avere un’idea delle tensioni fra l’Inghilterra e le sue colonie, basti pensare che una protesta contro la serie di nuove tassazioni venne repressa nel 1770 in un vero e proprio massacro (il Massacro di Boston). Le proteste portarono, nello stesso anno, all’eliminazione delle tasse contenute nel Townshend Revenue Act – tutte tranne quella sull’importazione di tè, che venne reintrodotta nel 1772 anche per ricordare agli inglesi d’America l’autorità della madrepatria.

Per ovviare alla crisi finanziaria che colpiva in quegli anni la Compagnia delle Indie, inoltre, il governo inglese decise di emanare un’ulteriore legge che ne potenziava il monopolio sulla filiera del tè: il Tea act (1773). La Compagnia delle Indie Orientali, infatti, non soffriva soltanto per la concorrenza senza quartiere dei contrabbandieri, ma anche perché la carestia del Bengala (1769-1773), che ridusse fortemente gli introiti provenienti da quella della regione, aveva finito per mandarla sull’orlo della bancarotta.

Il nuovo Tea Act permetteva alla Compagnia di vendere il tè direttamente ai coloni e senza tassazioni, il che assicurava all’organizzazione commerciale un monopolio di fatto, e tagliava fuori sia i contrabbandieri (che per via della detassazione non erano più competitivi) sia i mercanti che dall’Inghilterra commerciavano verso l’America. Questi ultimi, infatti, erano ancora sottoposti a una tassa sullo smercio del tè in forza del Townshend Revenue Act, reintrodotto l’anno precedente.

Ai commercianti restava quindi soltanto la possibilità di guadagnare dalla presa in carico della distribuzione una volta che il tè fosse arrivato nei porti designati dalla Compagnia: Charleston, Philadelphia, New York e Boston. Si venne quindi a creare un inedito fronte comune di interessi e rancori fra attivisti indipendentisti, contrabbandieri e commercianti americani di tè.

Fra i protagonisti principali di questo fronte troviamo Samuel Adams e John Hancock. Adams, destinato a diventare uno dei pari fondatori, faceva parte dell’organizzazione conosciuta come Sons of Liberty, che si batteva per i diritti delle colonie e organizzerà l’aspetto pratico del Boston Tea Party. Hancock, invece, era uno dei più grandi contrabbandieri di tè olandese. I membri dei Sons of Liberty agirono in gran parte in modo autonomo in tutte e 13 le colonie americane del tempo, e si batterono duramente per promuovere la Rivoluzione Americana.

Gli eventi del Boston Tea Party

Ci avviciniamo ai fatti del Boston Tea Party. La resistenza dei coloni al Tea Act cominciò già dal Settembre del 1773: a Charleston il tè venne sbarcato, ma la pressione popolare impedì che fosse posto in vendita; le navi cariche di tè arrivate a New York e a Philadelphia furono rimandate indietro senza venire scaricate. Il governatore di Boston, tuttavia, era deciso a far valere la legge a qualunque costo, e, nonostante il tentativo di cacciare le tre navi arrivate cariche di tè da parte della cittadinanza, si rifiutava di dare il permesso a queste di lasciare il porto.

Un gruppo di persone, sotto la guida di Sam Adams, si era riunito per cercare di convincere il governatore Thomas Hutchinson a lasciar partire le navi, ma all’ennesimo rifiuto il gruppo si diresse verso il porto. era il 16 dicembre 1773, e i famosi rivoltosi del Boston Tea Party vestiti da indiani quel giorno furono responsabili per la distruzione di 342 casse di tè.

La scelta del camuffamento non era solo funzionale, ma sfruttava come un simbolo i nativi americani per affermare un rovesciamento della gerarchia fra coloni e inglesi. Samuel Adams, nonostante ebbe un ruolo ambiguo nell’attuazione della rivolta, si spese da subito per promuoverlo e farne un’alzabandiera dell’orgoglio antibritannico.

Questa è la traduzione di parte di ciò che il futuro padre fondatore scrisse sul suo diario in seguito ai fatti di Boston:

Questo è il più magnifico Movimento di tutti. C’è una Dignità, una Maestosità, una Sublimità, in questo ultimo Sforzo dei Patrioti, che ammiro enormemente. Il Popolo non dovrebbe mai sollevarsi senza compiere qualcosa da ricordare, qualcosa di notevole e impressionante. Questa Distruzione del Tè è così audace, così coraggiosa, così decisa, intrepida e inflessibile, e deve avere conseguenze così importanti e durature, che non posso fare a meno di considerarla come un’Epoca nella Storia.

Dal diario di Samuel Adams

Il diffondersi della notizia dei fatti di Boston spinse altri coloni a compiere atti simili: Nel marzo del 1774, alcuni membri dei Figli della Libertà (Sons of Liberty) riuscirono a ottenere informazioni secondo cui del tè arrivato in America per conto della Compagnia delle Indie e scaricato a Cape Cod era custodito in un deposito a Boston. Gli attivisti fecero quindi irruzione nel deposito e distrussero tutto quel che poterono.

Le conseguenze del Boston Tea Party

Il governo inglese reagì duramente. Una volta che le navi cacciate da Boston furono tornate alla madrepatria e i testimoni ebbero modo di essere ascoltati, si deliberò che soltanto il pugno di ferro sarebbe stato in grado di sedare il crescendo delle rivendicazioni dei coloni. Il parlamento promulgò una serie di leggi che in America divennero famose con il nome di Intolerable Acts (1774). Le alte sfere del governo Inglese agirono così perché erano convinte che se si fosse perduto il controllo sull’America la Gran Bretagna, privata di una grandissima fonte di guadagno nonché di uno sbocco commerciale cruciale, sarebbe sprofondata in una crisi senza precedenti.

Le leggi contenute negli Intolerable Acts prevedevano, fra le altre risoluzioni, che il porto di Boston sarebbe dovuto rimanere interdetto al commercio fino a quando non fosse stato ripagato il debito contratto a seguito della distruzione delle casse di tè. Questa decisione punitiva contro Boston, però, ebbe l’effetto di cementificare ancora di più il sentimento indipendentista nelle colonie.

In questo clima, nonostante come accennato i provvedimenti punitivi riguardassero soltanto la cittadina del Massachusetts, fra le classi dirigenti delle altre colonie americane iniziò a diffondersi la paura che quegli stessi provvedimenti si sarebbero potuti presto allargare. Per questo motivo, nel 1774 i rappresentanti si riunirono per il Primo Congresso Continentale, così da poter discutere la situazione e le sue possibili conseguenze.

Dal Congresso emersero i Suffolk Resolves, un documento in cui venivano elencati i motivi di risentimento da parte dei coloni nei confronti della madrepatria. I firmatari dei Resolves, inoltre, si impegnavano a boicottare economicamente gli Inglesi attraverso l’astensione dal consumo di determinati beni (dopo i fatti di Boston bere tè divenne sintomo di antipatriottismo) e, cosa ancora più importante, a formare un esercito militare per ognuna delle 13 colonie.

Sarà proprio un corpo del neonato esercito del Massachusetts, la Milizia Patriota di Lexington e Concord, che farà scoppiare la polveriera politica e darà avvio alla Rivoluzione Americana vera e propria. Già, perché quando nel 1775 un gruppo di soldati britannici arrivò in America per prendere possesso di alcuni rifornimenti militari di proprietà coloniale, ebbero una risposta violenta proprio da parte della Milizia Patriota. Grazie alle forze armate coloniali, i militi sconfissero gli inglesi a Boston, ottenendo, prima ancora della formazione dell’esercito continentale guidato da George Washington e della redazione della Dichiarazione d’Indipendenza (1776), la prima vittoria in battaglia per gli americani.

Ai fatti e ai protagonisti del Boston Tea Party è dedicato un museo: The Boston Tea Party Ships & Museum (306 Congress Street Bridge, Boston). Il Museo si impegna in rievocazioni storiche, permette la visione di un documentario e cura alcune mostre interattive. Quel che c’è di più curioso, però, è che di fronte al museo si trovano, direttamente in acqua, le repliche di due delle tre navi che furono prese d’assalto dai rivoltosi il 16 dicembre 1773: la Eleanor e la Beaver. Inoltre, il museo include nella sua collezione permanente una delle uniche due casse di tè sopravvissute al Party.

FAQ

Il Boston Tea Party è avvenuto il 16 dicembre del 1776 nella città americana da cui prende il nome.

Il Boston Tea Party fu provocato dalla politica fiscale aggressiva operata dall’Inghilterra contro le sue colonie, che coinvolgeva anche il commercio del tè. In particolare, il Tea Party si inserisce all’interno di una serie di proteste contro il Tea Act (1773).

Il Boston Tea Party ebbe come conseguenze principali la radicalizzazione del conflitto fra coloni e inglesi, il rafforzamento del fronte anti-inglese in America e la creazione, tramite il Primo Congresso Congresso Continentale, di eserciti coloniali che saranno responsabili dell’avvio della Rivoluzione Americana.

Fonti consultate

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