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Stati Uniti e Covid19, quando si potrà viaggiare in America?

L’infezione da coronavirus o Covid-19 non ha di certo risparmiato gli Stati Uniti che, insieme al Brasile, sono il Paese più colpito a livello globale con oltre 5 milioni di casi e più di 754.429 vittime. A risentirne inevitabilmente è stata l’economia mondiale e soprattutto il settore del turismo poiché molti Paesi hanno chiuso i propri confini nazionali.

A seguito dell’arrivo del vaccino, dopo quasi 2 anni è attualmente possibile ritornare a viaggiare negli Stati Uniti seguendo determinate condizioni.

La pandemia negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti il primo caso ufficiale di persona affetta da Covid-19 è stato registrato il 20 gennaio 2020. Si trattava di un ragazzo di ritorno da Wuhan qualche giorno prima, risultato poi positivo al test. Da quel giorno si sono verificati diversi casi di persone infettate all’estero a causa di viaggi di lavoro o di studio.

A fine gennaio la Casa Bianca ha istituito un’Unità Operativa per gestire l’emergenza sanitaria e conseguentemente sono state imposte restrizioni verso i cittadini provenienti dalla Cina. Il 26 febbraio, invece, è stato certificato per la prima volta un caso di contagio interno, cioè di persona che non aveva viaggiato fuori dagli Stati Uniti. A marzo il principale focolaio americano è scoppiato nella città di New York, epicentro della pandemia per diversi mesi.

L’evoluzione del virus non si è arrestata sul territorio americano, nonostante il distanziamento sociale, l’adozione dei dispositivi di sicurezza e l’imposizione di vari lockdown. Ad agosto 2020 tutti i 50 Stati della Federazione hanno registrato almeno un caso e in estate i focolai maggiori si sono spostati verso sud, colpendo per lo più California, Texas, Florida, Georgia, Virginia, Carolina del Sud e Louisiana. Non sono mancate le polemiche contro il presidente Trump, accusato dai media e dall’opinione pubblica di avere sottovalutato l’emergenza, contribuendo così al propagarsi del coronavirus nel Paese.

La chiusura delle frontiere a marzo 2020

Come ormai tutti sanno, in Italia la pandemia di Covid-19 è iniziata alla fine di febbraio con i primi focolai della Lombardia e del Veneto, per poi diffondersi nelle restanti regioni del nostro Paese. Come conseguenza del lockdown nazionale, tutti i voli interni e internazionali sono stati cancellati per mesi ed è quindi diventato quasi impossibile viaggiare in Europa e nel resto del mondo.

Intanto l’11 marzo 2020 l’amministrazione Trump ha emanato un avviso con cui si comunicava la sospensione di qualsiasi volo proveniente dai Paesi europei. Con questa delibera temporanea, entrata in vigore il 13 marzo, si proibiva l’ingresso negli Stati Uniti ai turisti che nei 14 giorni precedenti avessero soggiornato negli Stati della zona Schengen, inclusa l’Italia. A questi sono stati aggiunti Cina ed Iran e dal 16 marzo il divieto è stato esteso anche ai cittadini di Irlanda e Regno Unito. La chiusura delle frontiere però non includeva gli studenti europei coinvolti nei vari programmi di scambio interculturale.

Dal quel momento è quindi diventato estremamente complicato spostarsi verso gli Stati Uniti. Infatti, il Governo italiano ha sempre raccomandato di muoversi solo per comprovate esigenze familiari, lavorative o di estrema urgenza. Il turismo americano ha così subito una forte battuta d’arresto le cui conseguenze sono tutt’ora visibili.

Le restrizioni ai viaggi tra Italia e Stati Uniti: la situazione ad agosto 2020

Purtroppo ad agosto 2020 la situazione non è cambiata per quanto riguarda gli spostamenti da e verso gli Stati Uniti. Con il nuovo DPCM del 7 agosto 2020 le autorità italiane hanno chiarito in quali Paesi è permesso viaggiare.

Gli Stati Uniti non sono menzionati specificatamente e quindi rientrano nella categoria Resto del mondo. Gli spostamenti in direzioni di questi Paesi sono permessi solo in caso di evidenti motivi di necessità (studio, lavoro, salute, rientro al proprio domicilio) e non per semplice turismo. Dunque, sono banditi i viaggi di piacere e per rientrare in Italia è comunque necessario sottoporsi ad isolamento volontario e sorveglianza sanitaria. Inoltre, è indispensabile compilare un’autodichiarazione nella quale si dovrà specificare il motivo del ritorno nel nostro Paese, indicando la destinazione finale (da raggiungere solo con mezzo privato o aereo).

Dall’altra parte dell’Atlantico il Governo americano mantiene ancora in vigore il divieto emanato a marzo e per questo non è possibile entrare nel Paese se nelle 2 settimane precedenti si è transitati in Italia o nel resto d’Europa.

La scorsa primavera sono state sospese le richieste per l’ESTA (Electronic System for Travel Authorization), ovvero l’autorizzazione che consente di soggiornare negli Stati Uniti per un periodo inferiore ai 90 giorni. Le domande sono poi state ripristinate regolarmente nel mese di luglio. Anche se non si potrà entrare negli Stati Uniti, si avrà comunque la possibilità di ottenere l’ESTA che avrà una validità di 2 anni o fino alla scadenza del passaporto abbinato al documento.

Bisogna però prestare attenzione al nuovo avviso emesso dalla Casa Bianca, con il quale sono state imposte nuove restrizioni per alcune categorie di visti. La nota del 22 giugno ha sospeso fino alla fine del 2020 alcune tipologie di visto d’ingresso quali H2B, J e L.

Attualmente possono entrare negli Stati Uniti soltanto i residenti negli Stati Uniti e i cittadini di nazionalità americana, compresi i propri genitori, figli, coniugi e fratelli/sorelle con meno di 21 anni di età. In ogni caso queste persone possono usufruire di un numero ristretto di voli e aeroporti.

Tornare a viaggiare verso gli Stati Uniti: ultimi aggiornamenti Covid-19

Requisiti per i viaggiatori aerei negli Stati Uniti in vigore dall’8 novembre 2021

A partire dall’8 novembre 2021 prima di imbarcarsi su un volo per gli Stati Uniti da un paese straniero, tutti i passeggeri aerei di età pari o superiore a 2 anni devono presentare alla compagnia aerea un risultato negativo del test virale COVID-19 o attestarne la ripresa negli ultimi 90 giorni qualora si fosse contratto il virus. I passeggeri aerei saranno inoltre tenuti a confermare sotto forma di attestato che le informazioni presentate siano vere.

Se sei completamente vaccinato il test virale deve essere condotto su un campione prelevato non più di 3 giorni prima della partenza del volo. Se, invece, non sei completamente vaccinato il tampone deve essere effettuato non più di 1 giorno prima della partenza.

Se ti sei recentemente ripreso dal COVID-19 puoi viaggiare con la documentazione di recupero da COVID-19, ovvero il risultato positivo del test virale effettuato non più di 90 giorni prima della partenza e una lettera di un operatore sanitario autorizzato o di un funzionario della sanità pubblica che attesti che sei stato autorizzato a viaggiare.

Quando sei considerato completamente vaccinato per viaggiare verso gli USA?

  • 2 settimane (14 giorni) dopo la dose di un vaccino monodose accettato;
  • 2 settimane (14 giorni) dopo la seconda dose di una serie di 2 dosi accettata;
  • 2 settimane (14 giorni) dopo aver ricevuto la serie completa di un vaccino COVID-19 accettato (non placebo) in uno studio clinico;
  • 2 settimane (14 giorni) dopo aver ricevuto la serie completa di un vaccino Novavax (o Covavax) COVID-19 (non placebo) in uno studio clinico di fase 3;
  • 2 settimane (14 giorni) dopo aver ricevuto 2 dosi di qualsiasi combinazione “mix-and-match” di vaccini COVID-19 accettati e somministrati a distanza di almeno 17 giorni l’uno dall’altro.

I centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) hanno stabilito che, ai fini dell’ingresso negli Stati Uniti, i vaccini accettati includeranno quelli approvati o autorizzati dalla FDA e i vaccini inclusi nell’elenco d’uso di emergenza (EUL) dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS ): tra questi attualmente ci sono il Pfizer, il Moderna, il Johnson & Johnson, ma anche vaccini come AstraZeneca (lista d’emergenza).

DATA, Arriva il vaccino in America

 “Faccio questo per dimostrare che le persone devono essere pronte, una volta che sarà disponibile, a fare il vaccino. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Non vedo l’ora di prendere la seconda dose”: queste sono state le parole espresse dal presidente Biden dopo aver effettuato la prima dose del vaccino Pfizer/BioNtech il 21 dicembre 2020 in diretta tv.

Secondo il presidente, questo è soltanto un primo passo per porre finalmente fine alla pandemia che ha colpito il mondo intero, inclusa l’inarrestabile America; sicuramente questa dimostrazione ha avuto un forte impatto a livello non solo nazionale, ma internazionale, in quanto l’obiettivo è quello di incoraggiare le persone, palesemente titubanti.

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