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Inno Americano in italiano

L’inno nazionale americano è intitolato The Star-Spangled Banner ed è stato composto nel 1814. È stato poi adottato come inno ufficiale nel 1931, quando il Paese decise di dotarsi di un proprio inno nazionale.

Fino a quel momento si erano alternati nel ruolo diversi brani, tra cui Hail, Columbia (1789) e My Country, ‘Tis of Thee (1831). Quest’ultimo era ispirato indirettamente all’inglese God Save the King.

L’inno è stato scritto in occasione della vittoria americana nella battaglia di Baltimora da Francis Scott Key che ne era stato diretto testimone. In origine è una broadside ballad su musica di una vecchia canzone inglese rielaborata dal compositore John Stafford Smith.

Nel tempo è diventato simbolo patriottico al pari della bandiera a stelle e strisce, ma è stato adottato molto tardi e soprattutto su iniziativa popolare. Non esiste una versione ufficiale, ma solo due versioni standard, di cui una è quella militare.

Dagli anni Sessanta l’inno americano è stato oggetto di tante interpretazioni e a volte è stato utilizzato anche in chiave ironica e polemica come protesta contro la politica degli Stati Uniti impegnati in vari fronti bellici.

La storia dell’inno americano

Inno americano

Il testo dell’inno americano è dedicato alla bandiera a stelle e strisce ed è stato composto dall’avvocato e poeta Francis Scott Key durante la battaglia di Baltimora nella guerra anglo-americana.

Key aveva assistito di persona all’assalto di Fort McHenry nel settembre del 1814. Tra il fumo dell’artiglieria in campo l’unico segno di resistenza del forte era la bandiera issata, un vessillo americano d’assalto.

All’alba, però, Key si accorse che lo stendardo era stato sostituito non con la Union Jack, ma con una bandiera di guarnigione americana più grande. L’episodio lo portò a scrivere subito il poema Defence of Fort McHenry.

In realtà, parte del tema dell’inno proviene da un’altra composizione di Key, When the Warrior Returns del 1805. Completato il testo, fu pubblicato come volantino e fu concepito per essere adattato alla canzone To Anacreon in Heaven.

A proposito della musica, To Anacreon in Heaven era stata scritta intorno al 1780 ed era già molto nota come base per canzoni patriottiche. L’accompagnamento musicale è quindi attribuito a John Stafford Smith. Il 20 settembre del 1814 la poesia è stata data alle stampe a Baltimora e l’inno fu eseguito in pubblico il 19 ottobre.

L’inno americano nel corso del XIX secolo acquisisce sempre più popolarità, diventando emblema del patriottismo nazionale. Nel 1899 venne scelto dalla marina degli Stati Uniti e il presidente Wilson nel 1916 ne impose l’esecuzione per alcuni eventi di tipo militare.

Tra il 1917 e il 1918 furono redatte due versioni dell’inno americano, ma nessuna delle due riuscì a prevalere sull’altra e così non si è mai consolidata una versione ufficiale.

Tra il 1918 e il 1929 furono avanzate 6 proposte di legge dal democratico John Charles Linthicum per scegliere The Star-Spangled Banner come inno nazionale, ma nessuna fu accolta. Dunque, fino ai primi decenni del XX secolo gli Stati Uniti non aveva un proprio inno.

Solo grazie ad una petizione dei Veterans of Foreign Wars il Comitato giudiziale della Camera approvò un progetto di legge da far votare ai due rami del parlamento. La legge venne approvata definitivamente dal Senato nel marzo del 1931 e firmata dal presidente Hoover.

Curiosità sull’inno americano

L’inno nazionale degli Stati Uniti è scritto in ottava rima con lo schema metrico ABABCCDD, molto usato in America agli inizi del XIX secolo. Il testo di Key è stato rimaneggiato più volte da subito e in alcune ristampe sono stati modificate forme singolari e plurali.

La natura multietnica e cosmopolita della popolazione statunitense ha portato alla traduzione non ufficiale in diverse lingue. Tra questi ci sono tedesco, spagnolo, yiddish, francese, irlandese, samoano, navajo e cherokee.

Per quanto riguarda il contenuto, The Star-Spangled Banner ruota intorno al significato che la bandiera ha per il popolo americano, un vessillo che rappresenta la “terra dei liberi e la patria dei coraggiosi”.

In passato l’inno è stato anche oggetto di accuse per l’apparente schiavismo nel verso “No refuge could save the hireling and slave”, ovvero “Nessun rifugio ha salvato il mercenario e lo schiavo”.

Sappiamo che Key possedeva 7 schiavi e ne aveva liberato 4. In realtà, non era propriamente abolizionista, ma era impegnato in un progetto di rimpatrio in Africa di ex schiavi. Per alcuni il verso non è segno di razzismo o schiavismo, ma piuttosto di retorica antibritannica.

L’inno americano nel tempo è stato reinterpretato e citato in moltissime opere e situazioni di vario genere. Per esempio, le sue note iniziali sono ripetute diverse volte nella Madama Butterfly di Puccini, il cui protagonista maschile è un ufficiale della marina degli Stati Uniti.

Negli anni sono state realizzate anche tantissime cover della canzone, tra cui quella di José Feliciano che ne propose un arrangiamento blues a Detroit nel 1968. Altra versione popolare è quella con chitarra elettrica di Jimi Hendrix nel 1968 e nel 1969 a Woodstock.

Tra gli artisti che hanno riarrangiato il brano a cappella e in chiave soul ci sono Whitney Houston, Aretha Franklin e Beyoncé.

Traduzione italiana – Lo stendardo lucente di stelle (The Star-Spangled Banner)

Di’ dunque, puoi vedere nella luce del primo mattino
quel che, fieri, salutammo all’ultimo bagliore del crepuscolo,
le cui larghe strisce e stelle lucenti, nel pericolo della battaglia
fluttuavano valorosamente sui bastioni che osservavamo?
E il rosseggiar dei razzi, e le bombe che scoppiavano in aria
mostrarono, nella notte, che la nostra bandiera era ancora là.
Di’ dunque, lo stendardo lucente di stelle sventola ancora
sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi?

Sulla costa, che pallidamente si scorge tra le nebbie marine,
ove l’altezzosa schiera nemica sta in un tremendo silenzio,
cos’è dunque che il vento, sull’erta torreggiante,
soffiando con forza ora nasconde, e ora rivela?
Ora cattura il barlume del primo raggio del mattino
che risplende sui flutti con riflessi di gloria:
E’ lo stendardo lucente di stelle! Ch’esso sventoli a lungo
sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi.

E dov’è mai quella banda, che giurò, nella sua vanagloria,
che la rovina della guerra e il caos della battaglia
non ci avrebbero mai più permesso di avere una casa e un paese?
Il loro sangue ha cancellato anche il puzzo dei loro sporchi passi.
Nessun rifugio potrebbe salvare il mercenario e lo schiavo
dal terrore della fuga o dalla cupezza della tomba:
E lo stendardo lucente di stelle sventola trionfante
sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi.

E così sia per sempre, quando uomini liberi dovranno
scegliere tra le loro amate case e la desolazione della guerra!
Benedetta dalla vittoria e dalla pace, la nazione salvata dal cielo
renda lode alla Potenza che ci ha creati e preservati come nazione.
Indi vincer dobbiamo, ché giusta è la nostra causa,
e questo sia il nostro motto: “Abbiamo fede in Dio.”
E lo stendardo lucente di stelle sventolerà in eterno
sul paese degli uomini liberi, e sulla dimora dei coraggiosi!