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La Seconda Guerra Mondiale

In Germania, il peso delle riparazioni di guerra imposte e la successiva occupazione militare francese della Renania a garanzia di queste, nonché la crisi economica che impedì il consolidarsi della fragile democrazia tedesca furono determinanti nella formazione di un forte movimento nazionalista, revanscista e autoritario e nella conseguente ascesa al potere di A. Hitler.

Il Giappone, dove dal 1930 si era rafforzato il potere dei militari, iniziò una politica espansionista sul continente asiatico (occupazione della Manciuria, 1932) cui seguì l´invasione della Cina. L’Italia fascista, che pure nel 1934 aveva impedito alla Germania di annettersi l’Austria e aveva firmato un’intesa con Francia e Gran Bretagna (Stresa, 1935), decise di invadere l´Etiopia, subendo per questo solo un formale embargo economico.

Le “sanzioni” non ebbero particolare effetto se non quello di contribuire a un avvicinamento italo-tedesco, completato dalla sottoscrizione dell’Asse Roma-Berlino (1.9.1936). La rivolta militare in Spagna (1936) e la successiva guerra civile videro le dittature fascista e nazista impegnate a sostenere i franchisti, mentre le democrazie occidentali si trincerarono dietro una politica di non intervento che di fatto strangolò la repubblica spagnola.

Il riarmo tedesco, a dispetto dei trattati di pace, e la serie di aggressioni ai paesi dell’ Europa centrale in Austria e nei Sudeti (parte della Cecoslovacchia abitata da circa tre milioni di tedeschi) trovarono addirittura una ratifica da parte delle potenze occidentali (trattato di Monaco, 29.9.1938). L’annessione della Cecoslovacchia ai territori del terzo Reich (Boemia e Moravia) nel marzo 1939, convinse le democrazie occidentali che la politica dell’Appeasement non avrebbe fermato la Germania, quindi Francia e Gran Bretagna stipularono un patto di assistenza militare alla Polonia (che era l’obbiettivo più probabile della Germania).

L’Appeasement era una politica ideata da Chamberlain (primo ministro inglese dal maggio del 37), basata sul presupposto che fosse possibile evitare uno scontro armato accontentando Hitler nelle sue richieste più “ragionevoli”. Ciò permise al nazismo di cogliere grossi successi senza utilizzare le forze armate. L´URSS, temendo la crescente aggressività tedesca, firmò un trattato di non-aggressione (patto Molotov-Ribbentrop, 23.8.1939) che ebbe un ruolo determinante nello scoppio della guerra.

La Germania, liberata dal rischio di una guerra su due fronti, procedette all’invasione della Polonia (1.9.1939). Francia e Gran Bretagna, onorando il trattato con la Polonia, dichiararono guerra alla Germania (3.9). L’Italia, che fino ad allora si era adoperata per evitare lo scoppio di un conflitto, si dichiarò neutrale, restando in attesa degli eventi. Inoltre Mussolini con l’invasione dell’Albania, (aprile 1939) che fece per cercare di contrapporsi all’espansionismo tedesco nell’area balcanica, perse definitivamente la fiducia delle democrazie occidentali.

1939

Nel 1939 Italia e Germania stipularono l’accordo conosciuto come il Patto d’acciaio, il quale prevedeva che se una delle due nazioni fosse entrata in guerra anche in veste d’aggressore, l’altra sarebbe dovuta entrare nel conflitto al suo fianco. Nel frattempo la Germania riuscì a stipulare un trattato di non aggressione con l’URSS e poco tempo dopo scoppiò la guerra a causa dell’aggressione nazista alla Polonia. In Europa, soltanto l’Inghilterra e la Francia dichiararono guerra alla Germania (3 settembre).

La “non belligeranza” proclamata dall’Italia (1° settembre) rivelò soprattutto un ritardo di preparazione militare. Gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina dichiararono la propria neutralità. Il conflitto fu immediatamente caratterizzato dalla nuova concezione strategica tedesca del Blitzkrieg (guerra lampo), sostenuta da Hitler, che prevedeva l’uso di carri armati e autoblindo raggruppati in reparti speciali “meccanizzati” che in caso di successo potevano avanzare di molti chilometri aggirando l’esercito nemico tagliandoli così le linee di rifornimento.

I mezzi corazzati e gli aerei tedeschi a metà settembre assediavano Varsavia e in altre due settimane liquidarono le rimanenti forze polacche. Il governo di Mosca fece invadere la Polonia orientale attenendosi ad una clausola segreta del trattato di non aggressione (patto Molotov-Ribbentrop), così dopo vent’anni la repubblica Polacca fu cancellata dalla cartina geografica senza aver ricevuto un aiuto concreto dalle potenze occidentali.

Nell’autunno i sovietici, timorosi di un’aggressione tedesca, stipularono una serie di trattati di assistenza con Estonia, Lettonia e Lituania, in virtù dei quali venivano loro concesse basi militari. A novembre l’URSS attaccò la Finlandia (col pretesto che quest’ultima aveva rifiutato alcune rettifiche del confine) per assicurarsi uno sbocco sul mare del Nord, ma nonostante la schiacciante superiorità numerica dell’armata rossa, l’esercito finnico oppose un incredibile resistenza fino alla resa del marzo del 40; comunque anche se la Finlandia perse dei terrori riuscì a conservare l’indipendenza.

1940

In Finlandia, dopo due mesi di aspri scontri, i sovietici riuscirono a prevalere e con il trattato di Mosca (12.3) ottennero concessioni territoriali. I tedeschi, con una fulminea offensiva, occuparono poi Danimarca e Norvegia, anticipando così ogni possibile mossa anglo-francese nel nord Europa. I danesi non furono in grado di opporre resistenza, mentre i norvegesi, aiutati da contingenti britannici, cercarono di opporsi, senza successo, all’invasione.

Dopo i colloqui del Brennero con Hitler (18 marzo 1940), Mussolini decise l’intervento dell’Italia a fianco della Germania. Mentre in Inghilterra Churchill sostituiva Chamberlain alla direzione del governo (10 maggio). I tedeschi iniziarono l´attacco sul fronte occidentale; Lussemburgo, Paesi Bassi e Belgio che, gelosi della loro neutralità, non avevano accettato un contingente anglo-francese, furono travolti in pochi giorni. La scelta di passare attraverso l’Olanda e il Belgio fu dovuta principalmente alle imponenti fortificazioni francesi (la linea Maginot) che coprivano però solo il confine con la Germania lasciando scoperto appunto quello Belga.

La manovra di aggiramento della linea Maginot fu portata a termine con estrema rapidità. Adesso Hitler poteva occuparsi della Francia. Dopo la battaglia e l’evacuazione di Dunkerque, il fronte francese fu completamente scompaginato sulla Somme (il 5.6). Il 10 giugno l´Italia entrò in guerra attaccando la Francia, ma l’esercito francese riuscì a trattenere gli italiani e a contrattaccare. Il 16.6 divenne primo ministro il maresciallo H.P. Pétain, che firmò prima l´armistizio con la Germania e poi con l´Italia.

La Francia venne divisa in due entità distinte: una sotto il diretto controllo nazista, l’altra (i territori centro meridionali) venne governata da un governo filo-nazista guidata da Philippe Pétain (la repubblica di Vichy). Il generale C. De Gaulle (che si era rifugiato in Inghilterra) lanciò da Londra un appello alla resistenza francese e, organizzò un governo in esilio nelle colonie. La Gran Bretagna riaffermò la volontà di proseguire anche da sola la guerra e per la Germania si pose la necessità dell’invasione dell’isola (operazione “leone marino”).

La debolezza della flotta tedesca fece però preferire l’offensiva aerea (battaglia di Inghilterra). La Germania incontrò una tenace e accanita resistenza da parte della RAF, Royal Air Force (superiorità dovuta al fatto che gli inglesi disponevano del radar e che i caccia tedeschi avevano un autonomia limitata) e dopo aver perso più di 1.700 aerei, dovette desistere dagli attacchi aerei in massa. Fu la prima sconfitta tedesca. Il progetto di Hitler di una “guerra lampo” svanì. Contemporaneamente aveva inizio nel Mediterraneo centrale e in Africa l’offensiva italiana, mirante a colpire l’Inghilterra nel cuore dei suoi rifornimenti.

Vennero conquistate la Somalia britannica e alcuni importanti capisaldi della Libia. Nel frattempo veniva firmato con il Giappone il Patto tripartito Roma-Berlino-Tokyo (27 settembre 1940), al quale aderirono Ungheria, Romania, Bulgaria, Jugoslavia e Slovacchia. Esso prevedeva la spartizione del mondo nel seguente modo: la Germania doveva controllare l’Europa continentale, l’Italia il bacino del Mediterraneo e il Giappone il continente asiatico.

Il 28 ottobre Mussolini decise di rispondere alla penetrazione tedesca in Romania e iniziò la campagna contro la Grecia, ma le forze italiane si trovarono presto in gravi difficoltà e dopo una limitata avanzata, furono respinti dall’inaspettata resistenza greca sulle posizioni di partenza. Tale avventura, non concordata con l’alleato tedesco, costrinse Hitler a ritardare l’attacco all’URSS per aiutare gli italiani rimasti bloccati in Albania. L’Italia perse tutte le colonie nell’Africa orientale (Etiopia, Somalia, Eritrea) a causa dell’efficaci azioni inglesi e dell’effettiva difficoltà nel difendere colonie così lontane.

1941

La Germania, sottoscritti trattati di alleanza con Romania e Bulgaria, decise di invadere la Jugoslavia e la Grecia. I tedeschi intervennero inviando nel febbraio un corpo di spedizione (“Afrikakorps”), guidato dal generale E.J. Rommel, che in breve respinse gli inglesi verso il confine egiziano. Costrette al ritiro le truppe britanniche, il 27.4 fu conquistata Atene e il 20.5 Creta. La seconda rielezione di Roosevelt alla presidenza degli Stati Uniti (4 novembre) gli permise di preparare il suo paese a una politica estera più attiva, e non solo in Europa, perché la potenza giapponese cominciava a farsi inquietante.

Il riavvicinamento anglo-americano fu attuato in diverse tappe: legge affitti e prestiti concessa dagli Stati Uniti in marzo (e in seguito estesa anche all’URSS); incontro Roosevelt-Churchill al largo di Terranova e formulazione della Carta atlantica (14 agosto), in cui furono definite le basi della pace futura e che precisava gli obiettivi comuni delle democrazie nella lotta contro il nazismo. In primavera Hitler dava inizio il 22 giugno 1941 all’operazione Barbarossa con la quale si preparava ad attaccare l’URSS.

Ai reparti tedeschi si unirono contingenti ungheresi, romeni, spagnoli e italiani (il cosiddetto CSIR,Corpo di Spedizione Italiano in Russia, divenuto poi ARMIR). Le forze dell’ Asse potevano contare su 3 milioni di soldati appoggiati da 600.000 mezzi, quasi 4.000 carri armati, e più di 3.000 aerei; i russi furono colti di sorpresa, nonostante i 5.000.000 di soldati dell’esercito regolare e oltre ad altri 10.000.000 della riserva, non riuscirono vista l’inesperienza di molti ufficiali dell’armata rossa, a fermare un’offensiva tanto ben organizzata.

Le truppe dell’Asse avanzarono rapidamente ma non riuscirono ad arrivare a Mosca per l’inverno e questo segnò la fine della concezione strategica tedesca basata su una rapida, profonda e decisiva avanzata, cioè si passò dalla guerra lampo alla guerra di usura che l’esercito tedesco mal sopportava. I russi riuscirono anche a trasportare le proprie fabbriche (letteralmente smontate pezzo per pezzo) oltre gli Urali; questa idea fu fondamentale per il prosieguo della guerra, infatti Stalin così riuscì a compensare le gravissime perdite accusate nei primi mesi di guerra che ammontavano a circa 20.000 carri armati e 15.000 aerei.

La sospensione invernale delle operazioni diede modo ai sovietici di riorganizzarsi: un contrattacco dell’Armata rossa allontanò la minaccia dalla capitale. Hitler allora destituì i comandanti militari e assunse personalmente il comando dell’esercito, in vista della decisiva offensiva di primavera. Negli USA l’opinione pubblica era ancora contraria a un coinvolgimento diretto nella guerra. In Estremo Oriente, il Giappone aveva condotto dal 1937 una lunga guerra di invasione in Cina estendendo il suo dominio territoriale dalla Corea al Sud-Est asiatico.

Dopo la caduta della Francia iniziò l’occupazione dell’Indocina francese, completata nel luglio 1941. USA e Gran Bretagna cercarono di contenere l’espansionismo nipponico con l’embargo commerciale. I giapponesi decisero di colpire senza preavviso: l’attacco alla base americana di Pearl Harbor, nelle Hawaii (7.12) distrusse gran parte della flotta statunitense. Alle 7.55 del 7 dicembre 189 bombardieri attaccarono l’isola, affondando 8 corazzate, e danneggiando gravemente 3 incrociatori e molti aerei a terra, provocando l’entrata in guerra degli Stati Uniti. L’11.12 anche Germania e Italia dichiararono guerra agli USA che vennero così coinvolti pienamente nel conflitto.

Alla fine dell’anno la situazione navale britannica divenne molto critica in seguito a diverse sconfitte subite nel Mediterraneo e nelle acque della Malesia ad opera di Tedeschi, Italiani e Giapponesi.

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