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Il caso giudiziario di Kerry e Robert Sanders

Kerry Sanders, ultimo di nove figli, soffriva di schizofrenia paranoide. All’età di ventisette anni lottava con i demoni della sua mente già da sette, trascorsi perlopiù a fare avanti e indietro dagli ospedali psichiatrici. Di tanto in tanto, quando smetteva di prendere le sue medicine, finiva a zonzo per le strade di Los Angeles, come gli capitò un giorno di ottobre del 1993. Mentre dormiva su una panchina davanti all’University of California Medical Center, Kerry fu arrestato per violazione di proprietà privata.

Ma le sue sfighe erano soltanto cominciate, perché di lì a poco da un controllo di routine saltò fuori che un certo Robert Sanders, un criminale di professione, era evaso cinque settimane prima da un carcere statale di New York, dove stava scontando una pena per aver tentato di uccidere un uomo in preda agli effetti della cocaina nel 1990.

Va da sé che il Kerry Sanders della California non era il Robert Sanders di New York. Però in effetti Kerry e Robert come nomi non sono poi così diversi, e la California e New York…uhm… be’, sì, sono comunque due Stati belli GROSSI, no?

Purtroppo per Kerry, quello che aveva davvero in comune con Robert era la data di nascita. Per il poliziotto di Los Angeles era più che sufficiente, anche se la stessa ricerca computerizzata avrebbe potuto mostrare che Kerry Sanders era stato fermato per aver attraversato distrattamente una strada di Los Angeles in stato confusionale nel luglio del 1993, quando Robert Sanders era già in prigione a New York.

Per tutta la durata del processo Kerry ebbe a disposizione un sola persona che in teoria avrebbe dovuto aiutarlo: il difensore d’ufficio assegnatogli per difendere i suoi interessi. Ma questo difensore d’ufficio con trent’anni di carriera alle spalle lo convinse a non opporsi all’estradizione. Gli spiegò che opporvisi avrebbe soltanto prolungato la sua permanenza nel carcere di Los Angeles, e che alla fine l’avrebbero comunque mandato a New York.

A quanto pare l’avvocato non si era neppure accorto che Kerry era un po’ “lento”, né tanto meno che soffrisse di un grave disturbo mentale. O forse non avrebbe fatto alcuna differenza? L’avvocato non si sprecò a fargli le domande fondamentali. Non si sprecò a trascorrere più di qualche minuto con un cliente del tutto indifeso. Non si preoccupò di verificare se Kerry avesse o meno una famiglia da contattare per assisterlo nella sua difesa.

L’avvocato non fu nemmeno in grado di controllare se il suo cliente avesse conti in sospeso con la giustizia o precedenti penali, né quale fosse la sua situazione economica. Non si prese nemmeno la briga di controllare che la descrizione di Robert Sanders presente nel mandato di cattura corrispondesse a quella di Kerry, figuriamoci di richiedere un esame delle impronte digitali o un raffronto fotografico. Voi direte: Embè? Dopotutto erano entrambi neri, avevano la stessa età e persino la stessa data di nascita! Non basta?

Ma non è finita qui. Durante l’udienza in cui Kerry avrebbe rinunciato al diritto di opporsi all’estradizione, gli fu chiesto di firmare un foglio. Sul foglio c’era scritto: «Con la presente io, Robert Sanders, dichiaro liberamente e volontariamente di essere a tutti gli effetti il suddetto Robert Sanders», e Kerry si firmò “Kerry Sanders”. Fece pure dei disegnini su una copia dell’atto di rinuncia.

Nessun campanello d’allarme? Nessuna lampadina che si accende? No, non per quell’avvocato.

Ottenuta infine la sua possibilità di comparire davanti a un giudice, a Kerry fu chiesto se avesse letto il documento che aveva firmato. Lui rispose di no. II giudice bloccò la procedura di estradizione.

E’ stato lei a firmarla?» chiese a Kerry.
«Sì» rispose lui.
«E perché l’ha firmata?»
«Perché mi hanno detto di firmarla» rispose Kerry Sanders.

A quel punto il giudice ordinò all’avvocato d’ufficio di Kerry di rivedere il documento con il suo assistito. Di lì a qualche minuto il giudice fu pienamente soddisfatto e sia il tribunale che il difensore d’ufficio passarono al caso successivo.

Abbandonato dal suo avvocato difensore di Los Angeles, Kerry Sanders fu spedito dall’altra parte del paese a trascorrere i due successivi anni nel carcere di massima sicurezza di Green Haven, cento chilometri a nord di New York, dove subì violenze sessuali da parte di altri detenuti.

Nell’ottobre del 1995, dopo che gli agenti federali ebbero arrestato a Cleveland il vero Robert Sanders, Kerry Sanders poté riabbracciare la madre, Mare Sanders Lee. Non fosse stato per l’arresto del tutto casuale di Robert Sanders, oggi Kerry sarebbe ancora in prigione. Fu spedito a casa da Green Haven con in tasca 48 dollari 13 centesimi, un sacchetto di plastica con qualche medicinale, una bibita e un pacchetto di sigarette. «Mi hanno portato a New York» disse alla sorella Roberta. «Faceva freddo da morire. Mi hanno messo in una stanza piccolissima.»

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