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Le 13 colonie americane: storia e riassunto

Nonostante l’Inghilterra non sia stata la prima nazione a colonizzare il Nuovo Mondo (Stati come l’Olanda e soprattutto la Spagna la precedettero) è solo con l’occupazione inglese che prese avvio la storia degli Stati Uniti moderni. Complessivamente, la colonizzazione inglese arrivò al suo picco all’inizio del XVII secolo, prima che fra la madrepatria e le colonie iniziasse un’escalation di tensioni.

Nel 1606 la Compagnia di Londra fece partire tre piccole navi: la Susan Constant, la Goodspeed e la Discovery, con 104 persone a bordo; i coloni entrarono nella baia di Chesapeake nel maggio 1607 e fondarono Jamestown sul fiume James: ebbe così origine la prima colonia inglese negli Stati Uniti, la Virginia.

I primi coloni erano prolifici e incoraggiavano la crescita della popolazione, le nuove terre erano considerate come delle tele bianche ad uso e consumo dei nuovi arrivati. Gli stati europei incoraggiavano l’emigrazione, e alla popolazione coloniale cresciuta organicamente si iniziarono a sommare poi i criminali e i prigionieri politici esiliati, oltre agli schiavi provenienti dal continente africano. In questi territori, a causa degli scambi commerciali e dei flussi economici, era facile che, oltre alla maggioranza inglese, ci fosse una presenza anche di persone provenienti da altri paesi europei, colonizzatori e non.

Non tutti i paesi europei investirono allo stesso modo nelle colonie: la Spagna, ad esempio, si concentrò soprattutto sull’America del Sud, mentre la Francia fu molto lenta nel comprendere la possibilità di espansione economica nel Nuovo Mondo. Nell’Inghilterra del 1600, con l’enclosure delle terre comuni, l’aumento del costo della vita e la maggiore disponibilità di capitali, molte persone iniziarono a vedere il mercato interno come troppo stretto e a guardare all’America come una nuova possibilità. Una dei fattori che permise uno sviluppo commerciale da e verso le colonie fu l’istituzioni delle varie compagne di commercio internazionali inglesi (Compagna del Levante, Compagnia del Mar Glaciale e soprattutto Compagnia delle Indie Orientali).

La costituzione delle Colonie

L’importanza delle compagnie è dimostrato anche dal fatto che fu attraverso la fondazione di due nuove istituzioni di questo tipo che cominciò la colonizzazione ufficiale nel 1606, quando Giorgio I creò la Compagnia della Virginia e la Compagnia di Plymouth, che, globalmente, si concentrarono sul territorio dell’attuale Virginia.

Gli azionisti delle compagnie fornivano capitale e coloni, con i quali poi organizzare la produzione e il commercio. Il governo, tuttavia, restava prerogativa della corona. Ai coloni vennero garantiti gli stessi diritti e le libertà dei sudditi inglesi, ma non erano autorizzati a redigere ordini o promulgare leggi contrarie a quelle dell’Inghilterra.

Virginia

L’insediamento della Virginia si trovò nei guai quasi immediatamente, e per più di dieci anni fu sull’orlo dell’estinzione. La mortalità era spaventosa: durante l’anno della fame, la carestia e le malattie ridussero la popolazione da 500 a 60 unità. La colonia sopravvisse anche grazie all’abilità del capitano John Smith, e poi in seguito grazie alla guida di Sir Thomas Dale. La produzione e il commercio di tabacco divennero ben presto la base dell’economia della Virginia.

Nel 1609 e il 1612 la compagnia della Virginia ottiene nuove garanzie dalla corona inglese, staccandosi dalla compagnia di Plymouth e iniziando ad amministrare il territorio in modo autonomo. Thomas Dale arrivò in Virginia nel 1611, portando 300 coloni e qualche capo di bestiame. Per cinque anni prese il controllo del territorio e lo amministrò in modo oculato. In questo periodo si passò dalla gestione comune delle terre e dei mezzi di produzione alla lottizzazione dei terreni in appezzamenti privati, e iniziarono a stabilirsi le colture del tabacco che avrebbero formato lo zoccolo duro dell’economia locale.

A partire dal 1610 l’espansione delle colonie iniziò a generare dei conflitti con gli indigeni, soprattutto i Powhatan. Tali conflitti si conclusero solo nel 1946 con una separazione raziale e geografica netta fra coloni e nativi (questi ultimi vennero anche assoggettati alla corona). Nel 1624, intanto, la corona revocò le concessioni alla compagnia della Virginia, ne ridusse i territori e ne prese il controllo diretto. La Virginia conserverà questi nuovi confini fino all’inizio della Guerra d’Indipendenza.

La colonia rimase fedele alla Corona durante la Guerra Civile Inglese, e dopo il restauro del potere sulle colonie la reggenza tornò a governatori fedeli alla stessa, come William Berkeley. La società della Virginia era basata sul privilegio dei latifondisti e sulla concentrazione del potere economico nelle mani di pochissimi, favorito dalle legge sulla primogenitura (il primo figlio ereditava tutto il possedimento dei genitori). Le piantagioni della Virginia erano basate sul lavoro degli schiavi e dei contadini affittuari.

Inizialmente il governatore della Virginia restava in Inghilterra e sulla colonia governavano dei vice. Dale dotò la Virginia di una carta di diritti, e dal 1619 la colonia fu governata da una Camera dei Rappresentanti (la prima di questo tipo negli Stati Uniti). In generale, la colonia si basava sul Common Law inglese.

Massachusetts

Il Massachusetts, raggiunse lo status di colonia unitaria soltanto nel 1691, quando la Colonia della Baia del Massachusetts, la Colonia di Plymouth e altre colonie minori furono unite sotto un’unica giurisdizione. La Colonia di Plymouth, insediata a partire dal 1620, fu uno dei primi nuclei coloniali inglesi nel Nuovo Mondo. A differenza della colonia della Virginia, questa era stata fondata da rifugiati religiosi che speravano di poter dar vita a una nuova comunità, i famosi Padri Pellegrini, a cui si deve anche la mitica tradizione del Giorno del Ringraziamento.

La colonia della Baia del Massachusetts, stabilita nel 1628, era situata nel sud del New England e si sviluppava soprattutto attraverso le due cittadelle di Salem e Boston. Questo rappresentava il secondo tentativo di insediamento coloniale della Massachusetts Bay Company, e fu un successo. La comunità della Baia era fortemente puritana e le istituzioni erano rette da un comitato di votanti, per accedere al quale era necessario essere accettati dalla chiesa locale (non c’era quindi molta tolleranza religiosa). La Baia prese parte a diverse guerre contro gli indiani in sostegno ad altre colonie e nel 1686 fu messa sotto controllo diretto della corona inglese insieme a tutti i territori del Dominio del New England.

Il tentativo di formare una monocolonia fallì, e nel 1691 fu emanata una carta che riordinava i confini delle colonie precedentemente esistenti. La nuova colonia prevedeva una maggiore tolleranza religiosa (ma solo per i cristiani) e l’elezione diretta da parte della corona delle cariche politiche più elevate (governatore, vicegovernatore). La colonia avrà poi un ruolo primario nell’organizzazione della dissidenza verso la corona che porterà alla Rivoluzione Americana, e sarà il teatro di eventi cardine come il Massacro di Boston e il Boston Tea Party.

New Hepshire

Prima degli insediamenti precoci da parte degli inglesi (1622) la zona era abitata dai nativi ed era stata esplorata sia dai francesi che dagli spagnoli. Con le emissioni di concessioni di terra da parte della corona (a favore di John Mason e Sir Ferdinando Gorges) la nuova colonia comprendeva i territori dell’attuale New Hempshire e del Maine occidentale. I coloni iniziarono ad arrivare già da 1623. All’altezza del 1630 i coloni che avevano avuto le concessioni da Mason e Gorges iniziarono a entrare in conflitto in merito ai confini delle loro terre, quindi i due dovettero iniziare a gestire in modo più attivo il territorio.

A causa di un vuoto di potere seguito alla morte di Mason (1635) il New Hempshire fu posto sotto la giurisdizione del vicino Massachusetts (1641), pur mantenendo la propria autonomia politica e religiosa (in Massachusetts era egemone la chiesa congregazionista). La regione divenne di nuovo indipendente solo nel 1679, quando Re Carlo II mise la provincia sotto il controllo di un reggente: John Cutt.

I conflitti fra gli eredi di Mason (ancora decisi a reclamare le loro terre), i coloni e i regnanti portarono a nuovo vuoto di potere e a una nuova sovrintendenza da parte del Massachusetts. La situazione era aggravata dal fatto che in quel periodo la regione era attaccata sia dagli indigeni che dalla Nuova Francia. Nel 1691 i sovrani inglesi emanarono una nuova Carta, che individuava nuovamente il New Hempshire e in Massachusetts come due colonie distinte. Tuttavia, le controversie legate all’eredità delle concessioni e i confini delle due colonie continuarono fino allo scoppio della Rivoluzione Americana.

Maryland 

Il Maryland fu creato da un unico proprietario anziché da una compagnia: George Calvert, regnante come Baron Baltimore. La colonia fu chiamata così in onore della regina Enrichetta Maria e come la Virginia basò la propria economia sul tabacco. Il primo insediamento della regione fu St. Mary’s City, nella parte estrema della contea di Mary’s City, una penisola delimitata da fiumi di marea.

La colonia era il coronamento di un sogno del padre di Calvert: quello di crerare un rifugio per gli inglesi cattolici che si vedevano coinvolti nelle guerre di religione. Il Maryland fu un esempio di precoce tolleranza religiosa, ma presto nella regioni cominciarono a emergere conflitti fra i vari orientamenti dei cristiani (anglicani, protestanti, cattolici e quaccheri). Dopo la Gloriosa Rivoluzione inglese John Coode guidò una ribellione che rimosse Lord Baltimore (cattolico) dal governo del Maryland, che tornò ai Baltimore solo nel 1715.

In seguito al crollo del prezzo del tabacco e alla necessità di manodopera a basso prezzo, il Maryland divenne la regione a più alta importazione di detenuti, schiavi e servitori a contratto fra le 13 colonie. La provincia partecipò attivamente agli eventi che sfociarono nella Rivoluzione Americana. Qui si stabilirono i Comitati di Corrispondenza (una specie di unione delle associazioni politiche anti-inglesi e indipendentiste) e si verificò un episodio analogo a quello del Tea Party di Boston. Il 1776 i rappresentanti coloniali del Maryland firmarono la Dichiarazione di Indipendenza, preannunciando la fine del dominio britannico.

Connecticut

Il reverendo Thomas Hooker, guidò un esodo verso l’interno lungo la valle del Connecticut nel 1636 e fondò la città di Hartford (attuale capitale). La guerra civile inglese bloccò temporaneamente l’emigrazione nel 1642. La necessità di una comune difesa contro gli indiani, gli olandesi e i francesi indusse le colonie di Massachusetts, Connecticut, New Haven e Plymouth a costituire nel 1643 la Confederazione del New England. Questo non era niente più di una libera alleanza, ma costituì il primo esperimento di federazione nella storia americana.

Il Connecticut era inizialmente conosciuto come Colonia del Fiume, ed era nato come colonia retta da una congregazione puritana. Dopo alcuni conflitti con gli olandesi, gli inglesi presero il controllo definitivo della zona nel 1637. Successivamente la colonia si scontrò contro gli indiani Pequot, in quella che oggi conosciamo come Pequot War. Questa si concluse con la cancellazione etnica dei Pequot e il loro riassorbimento in altre tribù, che si erano alleato con gli inglesi durante la guerra.

La colonia è famosa per il sentimento indipendentista che iniziò a sviluppare già con il rifiuto di sottomettersi al tentativo di formare una monocolonia da parte della madrepatria (il già nominato Dominio del New England), che ha dato vita alla leggenda della Charter Oak. Secondo la leggenda, la Carta concessa nel 1682 che garantiva alla colonia una grande indipendenza fu nascosta in una grande quercia per evitare che fosse confiscata dopo la revoca, quattro anni più tardi.

Rhode Island

L’intolleranza della baia del Massachusetts incoraggiò gli insediamenti in altre zone del New England. I fondatori del Rhode Island, ad esempio, vennero espulsi dal Massachusetts per le loro opinioni. I più famosi tra loro furono Roger Williams e Anne Hutchinson. Il primo nel 1636 fondò la città di Providence su un terreno regolarmente acquistato dagli indiani, mentre la seconda era stata coinvolta in un acceso dibattito pubblico su temi religiosi in Massachusetts.

Nel 1642 un secondo insediamento fu realizzato da Samuel Gorton presso l’attuale Warwick, rinominata così dopo che Gordon era riuscito ad ottenere un documento da parte del Duca di Warwick che intimava alle autorità del Massachusetts di cessare ogni pretesa sui suoi territori. L’economia del Rhode Island era basata sull’agricoltura e sull’allevamento. Dal 1700 vennero potenziati i porti di Providence e Newport e si iniziò a fare un uso più intenso della manodopera schiavile. Nel 1644 il Rhode Island fu riconosciuto ufficialmente come colonia inglese, ma i rivolgimenti politici non erano finiti.

Durante il periodo cromwelliano, e in particolare dal 1651 al 1660, l’intera colonia fu invasa da rivolte e rimostranze dopo che era stata posta dall’alto sotto la giurisdizione di William Coddington insieme al Connecticut e al Massachusetts. Con l’arrivo al trono di Carlo II i vari insediamenti della colonia furono riuniti attraverso l’emanazione di una nuova Carta, nel 1663. La colonia del Rhode Island sarebbe diventata un porto sicuro per tutte le persone vittima di intolleranza religiosa, accogliendo negli anni principalmente quaccheri ed ebrei.

Dopo la fine dell’unificazione con le altre colonie del Dominio del New England (1689-90) il Rhode Island tornò una territorio distinto. La colonia avrà poi un ruolo prominente nella Rivoluzione americana, almeno dalla metà del Settecento in poi.

North e South Carolina

A differenza della Virginia e del Massachusetts, tutte le colonie della restaurazione di Carlo II nel 1660, assomigliarono al Maryland nel senso che vennero costituite sulla base di concessioni sovrane a proprietari. Nelle patenti del 1663 e del 1665 Carlo II assegnò la Carolina, un vasto tratto di terre immediatamente a sud della Virginia, a un gruppo di otto proprietari, tutti noti esponenti politici. La concessione della Carolina era geograficamente distinta in una parte settentrionale e in una meridionale.

Il North Carolina venne colonizzato da un gruppo proveniente dalla Virginia, mentre i primi coloni del South Carolina furono soprattutto piccoli piantatori.

New York e New Jersey

La prima colonia in proprietà a nord della baia di Chesapeake venne istituita nel 1664, quando Carlo II concesse il territorio compreso tra i fiumi Connecticut e Delaware, a suo fratello Giacomo duca di York. La zona già occupata da olandesi, venne conquistata facilmente dalle forze del duca nel corso della seconda guerra anglo-olandese.

New Amsterdam divenne New York. Giacomo, aveva ceduto le terre tra i fiumi Hudson e Delaware a due suoi amici, già tra i proprietari della Carolina: Lord Berkeley e Sir George Carteret. La nuova colonia fu chiamata New Jersey dal nome dell’isola della Manica in cui Carteret era nato.

Pennsylvania, Delaware e Georgia

Nel 1681 Carlo II concesse a Penn un vasto tratto di terra al di là del Delaware che sarebbe diventato la Pennsylvania. L’anno dopo Penn acquistò dal duca di York gli ex stanziamenti svedesi lungo il Delaware: queste tre contee ottennero la loro assemblea rappresentativa nel 1703 e divennero la colonia separata del Delaware. Penn arrivò nella sua colonia nel 1682 per redigere gli accurati progetti di una capitale che avrebbe avuto il nome appropriato di Philadelphia (in greco “amore fraterno”). La Pennsylvania fu l’ultima colonia del XVII secolo. La colonizzazione della Georgia nel 1732 completò lo schieramento.

Struttura e organizzazione delle colonie

In breve le colonie si dotarono autonomamente di proprie costituzioni, che tendevano soprattutto a garantire alla popolazione i diritti civili, politici, religiosi, e destinate a trovare la più solenne consacrazione nella Dichiarazione d’Indipendenza del 1776. Non di meno si andavano creando profonde fratture tra le colonie settentrionali e quelle meridionali sia per le differenze climatiche e ambientali quindi economiche, sia per le componenti sociali della popolazione; le sempre crescenti divergenze porteranno inevitabilmente alla guerra civile del 1861-65.

Nel Nord, infatti, dove il clima non era particolarmente propizio né estesi i terreni pianeggianti, prevaleva una società di piccoli coltivatori, ma ancor più di mercanti e artigiani (poi industriali), permeata in genere da profonda austerità di costumi, da una vita politica e intellettuale assai vivace (già nel 1636 era stata fondata presso Boston la celeberrima università di Harvard) e più aperta alle istanze democratiche, i commerci e le attività imprenditoriali erano inoltre destinati a incentivare l’espansione urbana: non per nulla è nel Nord, o meglio in quello che oggi si chiama Middle Atlantic, il Centro, fondamentale cerniera della regione atlantica, che si sono sviluppate le prime metropoli degli Stati Uniti, New York e Philadelphia.

Al Nord, borghese e mercantile, si contrapponeva un Sud climaticamente propizio alle colture di piantagione, in cui prosperava una società di grandi proprietari terrieri, spesso di estrazione aristocratica e politicamente conservatori; i latifondi erano coltivati dagli schiavi neri, sempre più numerosi e ritenuti un supporto fondamentale delle strutture economiche locali.

Nel complesso le colonie, prospere e gelose, della propria autonomia, non avevano in pratica contatti fra di loro. Furono due elementi esterni che portarono a far stringere quei legami di solidarietà, preludio alla Guerra d’Indipendenza: un comune nemico, la Francia, e un’errata politica fiscale adottata dal governo inglese.

I francesi, acerrimi nemici dell’Inghilterra anche in Europa, premevano alle spalle degli Appalachi per ampliare i loro pur vastissimi possedimenti, allora genericamente chiamati Louisiana, estesi lungo la valle del Mississippi dalla regione dei Grandi Laghi e del San Lorenzo sino al Golfo del Messico. Le colonie americane contribuirono largamente con le loro armate al successo degli inglesi che presero possesso, tra l’altro, del Canada.

Ma la madrepatria le compensò con un sensibile aumento della pressione fiscale, ripartendo anche su di esse i carichi finanziari derivati dalla guerra, e in generale con l’affermazione sempre più pesante e netta del proprio supremo potere decisionale.

Nomi delle prime 13 colonie americane

Virginia – fondata nel 1607
Massachusetts – fondato nel 1620
New Hampshire – fondato nel 1623
Maryland – fondato nel 1634
Connecticut – fondato nel 1636
Rhode Island – fondato nel 1636
Delaware – fondato nel 1638
North Carolina – fondata nel 1653
South Carolina – fondata nel 1663
New York – fondata nel 1664
New Jersey – fondato nel 1664
Pennsylvania – fondata nel 1681
Georgia – fondata nel 1732

Fonti Consultate